31/10/2024

Il ruolo del cibo nella vita di Giuseppe Verdi

L’ultimo volume della collana Leggere è un gusto si focalizza su uno dei maggiori
compositori della storia: Giuseppe Verdi. Andrea Maia, autore di romanzi e saggi
gastronomici, ha scritto Giuseppe Verdi genio e buongustaio. Libiam ne’ lieti calici. All’interno di questo libro emerge la passione di Verdi per i vini e per la gastronomia: nel primo caso
Verdi partiva dall’esperienza del Lambrusco e del Gatturnio serviti ai clienti dell’osteria
del padre, per poi raffinare i suoi gusti in quel di Parigi; nel secondo, ogni banchetto
tenuto nella villa di Sant’Agata diventava “un’opera d’arte”: troviamo il Risotto alla Verdi,
gli Spaghetti alla Traviata e un vino chiamato Nabucco.

Quando ha pensato di voler mettere in relazione Verdi e il cibo?

L’idea di scrivere il saggio nasce dalla lettura di un articolo di Giacosa sul Corriere della Sera negli anni ottanta dell’Ottocento, con una relazione nata da una sua visita al famoso compositore.

Quali principali differenze ha riscontrato sul rapporto con il cibo tra Verdi e Puccini?

Puccini predilige i piatti collegati alla sua passione di cacciatore, Verdi preferisce i prodotti coltivati nelle sue terre e gli animali da lui allevati, con una idea più tradizionale della cucina, secondo la quale un pranzo deve risultare come un’opera d’arte.

Tra le ricette raccolte nel libro, quale di queste riuscirebbe a cucinare al meglio?

Le ricette da me preferite: Spaghetti alla Traviata e Zuppa di cipolle.

Invece, tra i vini proposti, quale si potrebbe abbinare alle pietanze descritte?

I vini da accompagnare alle due ricette: Lambrusco per gli spaghetti, Bordeaux per la Zuppa.

In tre parole come può definire il rapporto tra Verdi e il cibo?

Il rapporto di Verdi con il cibo è tradizionale, sano e corretto. Per lui il cibo è un mezzo (di sopravvivenza e di piacere) non un fine. La sua mentalità è quella di un contadino, non di un epicureo.