Spesso la grandezza delle sue liriche ci fa dimenticare che Giacomo Leopardi non era solo un poeta di fama mondiale, ma anche un uomo dalle molteplici sfaccettature, un pensatore complesso e poliedrico. La sua figura è strettamente legata alla filosofia, alla letteratura e alla linguistica, ma Leopardi era anche un originale filosofo, uno straordinario filologo e, sorprendentemente, e un appassionato di gastronomia come si evince dal libro “L’infinito gastronomico“. Non solo pensava e scriveva con grande profondità sulla condizione umana, ma anche sul piacere della tavola, mostrando una curiosità e un interesse per il cibo che oggi possiamo riscoprire come un aspetto affascinante della sua personalità.
Leopardi, infatti, riteneva che “mangiare è occupazione interessantissima, la quale importa che sia fatta bene”. Sebbene il poeta sia noto per la sua visione della vita segnata dal pessimismo e dall’infelicità, nel cibo riusciva a trovare un piacere semplice e autentico, un piccolo, ma importante, rifugio dalle difficoltà esistenziali. La sua relazione con la cucina, che viene trattata in questo libro “L’infinito gastronomico “però, non è sempre stata priva di conflitti. Da bambino, ad esempio, odiava la minestra che la madre gli imponeva, considerandola un alimento poco gradevole e troppo semplice. La sua sensibilità gustativa si sviluppò e maturò con il tempo, e da giovane Leopardi imparò ad apprezzare altre prelibatezze, come i dolci e i gelati, che divennero tra i suoi cibi preferiti.
Inoltre, Leopardi si dilettava a scrivere lunghi elenchi di ricette, uno spunto che dimostra come il cibo per lui non fosse solo un piacere sensoriale, ma anche un modo per riflettere, giocare con la lingua e godere della bellezza del mondo in modo più concreto. La gastronomia per Leopardi rappresentava un altro campo di esplorazione, dove il gusto diventava anche un mezzo per affermare la vita, seppur per breve tempo, all’interno di una realtà che spesso gli appariva priva di speranza. Scoprire queste sfumature della sua personalità ci permette di apprezzare ancora di più l’uomo dietro il poeta e di cogliere in lui una nuova, sorprendente dimensione.
Dolci, gelati e lunghi elenchi di pietanze per naufragare dolcemente nell’universo gastronomico del goloso poeta di Recanati.
Spesso la grandezza delle sue liriche ci fa dimenticare che Giacomo Leopardi non era solo un poeta, ma anche un originale filosofo, uno straordinario filologo, un esperto di musica… e pure di gastronomia!
Riteneva che «mangiare è occupazione interessantissima la quale importa che sia fatta bene», e se da bambino odiava la minestra che la madre gli imponeva, in seguito amerà con passione i dolci e i gelati e si diletterà in lunghi elenchi di ricette che Andrea Maia ha raccolto in questo libro intitolato appunto L’infinito gastronomico di Giacomo Leopardi.