I due soggiorni torinesi nella primavera del 1888 e nell’autunno e inverno 1888-89 furono per Friedrich Nietzsche tempi felici di intensa creatività.
Torino gli parve “magnifica e singolarmente benefica”, non ultimo anche per la sua cucina, come testimoniano le lettere scritte ad amici e parenti. “Il problema dell’alimentazione” costituisce un capitolo importante dell’autobiografia che Nietzsche scrisse a Torino e che intitolò Ecce homo.
Camminare per pensare e, per pensare bene, mangiare come si deve: è questa la formula di vita che il filosofo riesce a realizzare nella città sabauda prima di una fine che sarà enigmatica come la sua esistenza.
Elisabetta Chicco Vitzizzai ritrae la personalità singolare, sfaccettata e contraddittoria del filosofo nel libro Gli ossibuchi di Nietzsche: nella rappresentazione del suo rapporto con Torino, si scoprono anche tanti aspetti della città di fine Ottocento, ripercorrendone le vie, lungo il Po, nelle librerie, e soprattutto nei caffè e nelle trattorie preferite, per gustare gelati e specialità gastronomiche.