Musica e cucina hanno molto in comune: uno chef a suo modo è un direttore d’orchestra (e viceversa) e chi ama un’arte spesso indulge anche ai piaceri dell’altra. All’opera si mangia, si beve, si brinda, si banchetta, magari approfittando dell’occasione per avvelenare qualcuno.
Cesare Pavese è ormai diventato un’icona del turismo enogastronomico: il suo nome ricorre spesso nella presentazione di quell’eden di cibi e vini che sono le Langhe. Nelle sue opere è possibile scovare le abitudini alimentari di un mondo agreste fermo a più di ottant’anni fa, dove il cibo si fa specchio della miseria contadina.
Il piacere del bere è stato decantato da moltissimi autori sin dall’antichità: pregi, effetti miracolosi e addirittura consigli su come preparare o consumare determinate bevande. Questo libro, come una sorta di bar letterario, offre un ricco menu di citazioni d’autore: aforismi, battute, massime e sentenze, gocce di sapienza, parole distillate…
La raffinatezza quasi eccessiva che caratterizza gli ultimi bagliori della nobiltà siciliana è divenuta essa stessa un classico, grazie soprattutto al romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che ha descritto meglio di chiunque altro gli individui, le consuetudini, gli scenari, i cibi di quell’aristocrazia feudale ormai in declino.
Un libro che ripercorre la filmografia del cineasta italoamericano, invitando il lettore a sedersi a tavola con lui, a pranzare con i suoi personaggi e a scoprirne ricette e rituali.
SCOPRI DI PIÙUna sorta di monumentale ricetta del XIX secolo, analizzata con gli strumenti della critica letteraria, ma anche con quelli un po’ più irriverenti della critica gastronomica, nata proprio in quegli anni.
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