Grande affresco ottocentesco, prima e unica parte rimastaci di un poema in prosa che, seguendo il protagonista nel suo peregrinare attraverso la sterminata provincia russa, ritrae un’epoca.
Nikolaj Gogol, il “Balzac russo”, come lo definì Lev Tolstoj, attraverso il cibo e i suoi rituali, compone una serie di ritratti indelebili di una società indolentemente adagiata sul limite del baratro.
Isabella Messina esplora il grande affresco ottocentesco intitolato Le anime morte, prima e unica parte rimasta di un poema in prosa, e lo rielabora nel libro La cena delle anime morte che, proprio come l’originale, seguendo il protagonista nel suo peregrinare attraverso la sterminata provincia russa, ritrae un’intera epoca: a ogni tappa un personaggio, un interno e una cena, che rivelano, più di ogni altra cosa, caratteri, inclinazioni, vizi e speranze dei commensali e della comunità locale.