Il piacere a tavola, per D’Annunzio, non era solo un momento di nutrimento, ma una vera e propria esperienza estetica, capace di coinvolgere tutti i sensi. Le abitudini culinarie del poeta si intrecciavano con il suo spirito artistico e la sua visione della vita, alimentando il suo mito personale. Si racconta che l’arrivo di una nuova amante, ad esempio, fosse spesso l’occasione per stimolare in lui un inusitato desiderio di cibo. In questi momenti, D’Annunzio scriveva rapidamente e con grande precisione alla sua cuoca di fiducia, Albina (conosciuta anche come Suor Intingola), per ordinare piatti speciali che soddisfacessero sia il palato che le circostanze di un incontro amoroso. La cucina diveniva così parte integrante della sua vita sentimentale e sociale, un’occasione per celebrare il piacere a tavola e la sensualità dell’esistenza.
Gabriele D’Annunzio, il grande intellettuale europeo dalla personalità multiforme, si è sempre distinto non solo per le sue opere letterarie, ma anche per la sua curiosità e sensibilità verso gli aspetti più raffinati e sensoriali della vita. Tra questi, un ambito che ha suscitato particolare interesse nel poeta è stato quello legato al cibo e alla cucina, soprattutto durante gli anni trascorsi al Vittoriale, la sua residenza sul Lago di Garda.
Altre volte, il poeta riteneva che il cibo dovesse rispecchiare la bellezza e le peculiarità fisiche di una donna. In queste occasioni, le sue scelte gastronomiche erano guidate non solo dal piacere sensoriale, ma anche da un’attenzione quasi estetica alla forma e all’aspetto di ciò che consumava. Il piacere a tavola, quindi, si fondeva con un concetto più ampio di bellezza, dove il gusto e l’apparenza si intersecavano. Le pietanze predilette da D’Annunzio erano spesso legate alla sua terra natale, l’Abruzzo, e comprendevano piatti tipici della tradizione locale, come la pasta alla chitarra, il cacio e pepe, e il brodetto di pesce, reinterpretati con la sua sensibilità unica.
Oggi, le ricette che tanto amava possono essere riscoperti come un legame tangibile con il passato, e l’opera culinaria di D’Annunzio ci restituisce un’immagine ancora più sfaccettata del Vate, che univa la passione per la scrittura alla raffinatezza dei suoi gusti e alle tradizioni della sua terra.
Troviamo qui raccolte le pietanze predilette da Gabriele D’Annunzio, con uno sguardo particolare alle ricette della sua nativa terra abruzzese.
Gabriele D’Annunzio, il grande multiforme intellettuale europeo, si è anche interessato, specie negli anni del Vittoriale, al cibo e alla cucina.
L’arrivo di un’amante soleva causare al poeta il desiderio di cibo, ed eccolo allora scrivere in fretta un biglietto alla sua fedele cuoca Albina (Suor Intingola), ordinando una colazione per la forestiera capitata sotto i suoi artigli. Altre volte, invece, riteneva che occorresse un piatto che si adattasse a una particolare tipologia di bellezza femminile.
Andrea Maia raccoglie nel libro Il piacere a tavola con Gabriele D’Annunzio le pietanze predilette dal Vate, con uno sguardo particolare alle ricette della sua nativa terra abruzzese.